Frabosa Soprana

Outdoor, natura e cultura

Veduta aerea di Frabosa | Alex Luise - gravitalia.it

Frabosa Soprana: 691 abitanti (2023)
Quota: 732 m s.l.m.

Frabosa Soprana è la Signora delle Alpi di Mondovì. Elegante e familiare, moderna - ma non troppo. Dinamica quel tanto che basta per dimostrare di essere al passo con i tempi senza per questo accettare tutte le novità proposte, dolce e sorniona. Pronta ad offrire un soggiorno il più possibile rispondente ai desideri degli ospiti senza per questo rivelare tutta la sua personalità e le sue capacità.
Il Comune gestisce l’Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana (0174 244024). I marmi policromi frabosani sono stati utilizzati già dal ‘600 e fino al ‘900, sia nell’edilizia religiosa sia civile, e sono i protagonisti del Barocco Piemontese, poiché utilizzati, tra le altre cose, per la decorazione della Cappella della Sindone (Marmo Nero), della Galleria Beaumont di Palazzo Reale (Persichino Rosa), per la Basilica di Vicoforte (Verzino di Frabosa. La visita delle antiche cave è oggi possibile grazie alle iniziative “le Vie della Pietra” dell’Ecomuseo del Marmo.



Numeri e indirizzi utili

Contatti: Comune di Frabosa Soprana: 0174 244024
comune.frabosasoprana.cn.it/ | frabosa.soprana@ruparpiemonte.it


Cosa fare e vedere

Ecomuseo del marmo

Gli Ecomusei sono un progetto della Regione Piemonte previsto dalla legge Istituzione di Ecomusei del Piemonte" (L.R. n. 31 del 14/03/1995); l’Ecomuseo del Marmo di Frabosa è affidato al Comune di Frabosa Soprana quale importante strumento a disposizione delle comunità locali per conoscere, conservare e valorizzare le proprie risorse ambientali, le proprie tradizioni, la propria storia.

Negli anni questo Ecomuseo ha esteso il più possibile la partecipazione ai lavori a chiunque fosse interessato, al fine di poter trarre giovamento dalla collaborazione sinergica di esperienze diverse. Si è ritenuto logico che fosse la comunità tutta a dover concorrere attivamente a ricercare la memoria del proprio passato per recuperare quell’enorme patrimonio di esperienze, ricordi e tradizioni, di questo territorio.

L’argomento principale, che caratterizza l’ecomuseo, è il marmo. Coltivato in passato in numerosi luoghi di cava in tutto il territorio frabosano per i suoi colori (verzino, giallo, rosa, nero), utilizzato già dal Seicento in numerose chiese per colonne, basi, specchiature, è però nella Cappella della Sindone che esso trova la massima celebrazione: per volere di Guarino Guarini infatti si utilizza nella cupola dell’edificio il Bigio di Frabosa di cui ci si premura di ottenere lo sfruttamento in esclusiva della cava. Per la prima volta il marmo grigio piemontese è usato per opere di decorazione, in luogo dei neri e gialli più noti sino ad allora.

Il secondo importante tema è quello dei cosiddetti “coltelli frabousan”, produzione particolare degli artigiani del paese, con una storia che viene certificata già dal 1790. La fama dei mastri coltellinai frabosani andava oltre il contesto locale; ad esempio in Langa si utilizzavano i “Frabousan” (o Frabousan, se scritto in lingua del Kyé) in particolare la roncoletta serramanico, durante la vendemmia per tagliare il raspo d’uva dal tralcio mentre in campagna era utilizzata per affilare i denti dei rastrelli. I coltellinai erano anche soliti partecipare ai mercati per vendere il loro prodotto; ancora adesso a Mondovì le persone anziane si ricordano del tipico urlo lanciato dai coltellinai: “Frabousan Ki Taiu” (ovvero Frabosani che tagliano, in riferimento alle doti delle affilate lame). Il “Frabousan” insieme al “Vernantin" (coltello di Vernante), rappresentano le due più tipiche e tradizionali manifestazioni dell’arte coltellinaia in provincia di Cuneo.


Prodotti del territorio

Bruss di Frabosa Soprana

Caratteristico prodotto caseario locale, protagonista da anni, insieme al formaggio Raschera di alpeggio Dop, della tradizionale Sagra del Raschera e del Bruss che si svolge ogni anno nel mese di agosto a Frabosa Soprana.
Le sue origini risalgono a secoli addietro e prevedono l’utilizzo della ricotta prodotta con il latte caprino che viene salata e maturata nel tempo e sono strettamente legate alle tradizioni pastorizie che da secoli vedono protagonisti i pascoli, gli alpeggi e le montagne che circondano il comune di Frabosa Soprana.


Per approfondire

Formaggio Raschera

Il Raschera DOP è un formaggio semigrasso, crudo, pressato, a pasta compatta di colore bianco avorio. Nelle forme più fresche il sapore è fine e delicato, nel Raschera stagionato è intenso, persistente e sapido, tendente al piccante. Nel Raschera di alpeggio prevalgono i caratteristici sentori di malga e di erbe alpine.
Le forme possono essere di due tipi:
- quadrangolari con facce piane con lunghezza di ciascun lato da 28 a 40 cm, scalzo irregolare di 7 - 15 cm e peso variabile dai 6 ai 9 kg;
- rotonde con facce piane del diametro di 30- 40 cm, scalzo leggermente convesso di 6 - 9 cm e peso variabile dai 5 ai 8 kg.
Oggi la forma quadrata, (quella che anticamente meglio si adattava al trasporto mediante muli) costituisce il 99% della produzione.
Il Raschera DOP, tipica e storica produzione del Monregalese, può essere prodotto e stagionato nel territorio amministrativo della provincia di Cuneo, cosi come stabilito dal Disciplinare di Produzione. Il Raschera DOP prodotto e stagionato sopra i 900 m s.l.m. nei territori dei Comuni di Frabosa Soprana, Frabosa Sottana, Garessio per quanto attiene la Valcasotto , Magliano Alpi per la parte che confina con il comune di Ormea, Montalto Mondovì, Ormea, Pamparato, Roburent e Roccaforte Mondovì, può portare la "menzione di Alpeggio".

Coltelli frabousan

La tradizione coltellinaia frabosana risale al 1790. La fama dei mastri coltellinai frabosani andava oltre il contesto locale; ad esempio i vignaioli langaroli utilizzavano i “Frabousan” durante la vendemmia, in particolare la roncoletta serramanico, per tagliare il raspo d’uva dal tralcio.
I coltellinai erano anche soliti partecipare ai mercati per vendere il loro prodotto; ancora adesso a Mondovì i vecchi si ricordano del tipico urlo lanciato dai coltelliani: “Frabousan chi taiu” (ovvero Frabousan che tagliano, in riferimento alle doti delle affilate lame).
Il “Frabousan” insieme al “Vernantin (coltello di Vernante), rappresentano, quindi, le due più tipiche e tradizionali manifestazioni dell’arte coltellinaia in provincia di Cuneo.
Le forme classiche del “Frabousan” sono:
- la roncola: lama ad uncino arcuata a seconda dei casi (spesso variava a seconda dell’utilizzo); incavo per l’unghia presente;
- a lama larga , panciuta, punta allungata e leggermente rialzata, con falso filo sul dorso; incavo per l’unghia presente.
- a lama con punta dritta; incavo per l’unghia presente.