Cultura e Storia

Una cavità riscoperta da tempo, frequentata da migliaia di anni

Speleologo in azione presso il ghiaccio ipogeo dello Scarason | M. Vigna

Storia dell'esplorazione delle grotte

Le più antiche esplorazioni della grotta ebbero luogo nella prima metà dell’ottocento, ad opera di Domenico Mora e dei suoi sconosciuti predecessori, con il raggiungimento del Lago di Ernestina, al culmine della parte inferiore della cavità. Nel 1874 la spedizione del prof. Don Bruno di Mondovì superò la cascata, raggiungendo il canyon del torrente nella parte superiore della grotta.
Negli anni 1948/49 le spedizioni Loser, Muratore e Cappello completarono la conoscenza dei rami principali della grotta, con l’esplorazione delle estese gallerie fossili sovrastanti il torrente Mora ed il Lago Loser ed effettuarono un rilevamento topografico aggiornato di tutta la cavità. Nella seconda metà del XX secolo fu installato un impianto di illuminazione interna.
Nei decenni seguenti le esplorazioni del Gruppo Grotte Milano, del gruppo Speleologico Piemontese, e soprattutto, del Gruppo Speleologico Alpi Marittime, hanno scoperto circa 1 km di nuove gallerie ubicate su diversi livelli. Nello stesso periodo sono stati esplorati ad opera degli speleo-sub del G.S.A.M e dello CSARI di Bruxelles, circa 250 metri del grandioso sifone terminale, raggiungendovi i 54 metri di profondità.
Nel 2016 sono stati festeggiati i 200 anni dalla prima esplorazione.

Cultura locale: l'isola linguistica del Kyé

Dal punto di vista della cultura alpina, la zona è particolarmente interessante perché custodisce l’isola linguistica del “Kyé” (pronome di prima persona singolare “io”, tradotto in occitano), una forma arcaica della lingua di origine occitana parlata anticamente in Provenza, la Langue d’oc (oc, dal latino hoc est = questo è) ed ora ritrovabile solo in alcune borgate e frazioni delle valli dei torrenti Corsaglia ed Ellero. Altra caratteristica legata agli insediamenti umani è quella dell’architettura montana, per la quale si ritrova in questo territorio il cosiddetto “tetto racchiuso”. In tale tipologia architettonica i muri frontali, terminanti a timpano, racchiudono e proteggono le estremità del tetto (anticamente in paglia), che è abbassato rispetto ai frontespizi e appoggiato su travi di colmo scendendo fino a ricoprire i due muri laterali. Larghe lastre di pietra sono disposte a gradini o sovrapposte sui muri frontali, che altrimenti rimarrebbero scoperti. La funzione di protezione dagli agenti atmosferici pare sia il motivo di questa singolare architettura che è ritrovabile solo nelle valli dalla Tanaro alla Pesio, nei Pireni centrali, in Vercors e sui Monti Lessini.